OLTRE L'OLTRE

 

Come sindaco di Atri sono onorato di poter ospitare, all’interno del museo archeologico, per il periodo di Agosto, la mostra dell'apprezzato scultore Leonardo Cumbo. Sono in molti a d affermare la sua particolarità artistica, a considerarlo uno tra gli scultori siciliani contemporanei più rappresentativi del momento.
La sua presenza ad Atri è un appuntamento che si rinnova e che, ogni volta, ci riempie di orgoglio
dimostrandoci come la città ducale sia aperta a tutte le possibili, e oggi più che mai variegate, forme d'arte.
Ringrazio l'artista per la disponibilità concessa, sicuro che la sua permanenza ad Atri sarà molto apprezzata. Saluto anche i numerosi esperti del settore che interverranno e tutti coloro che, con la loro presenza, arricchiranno la nostra città.


Il Sindaco
Gabriele Astolfi

 

Paesaggio - Stampa digitale su alluminio - cm. 55x80

 

Accogliere di nuovo, con una propria mostra, Leonardo Cumbo nella nostra città, non è solo un grande piacere, ma anche un voler ribadire l’affetto che Atri nutre nei suoi confronti.
Spero di non essere biasimato o di essere tacciato di piaggeria se affermo che Leonardo Cumbo è ormai un atriano acquisito e non solo per la bella testimonianza che ha lasciato alla città (Il filo virtuale) ma per gli intrecci affettivi e artistici che è riuscito ad tessere in questi anni.
Ospitare “Oltre l’Oltre”, quindi, per noi significa omaggiare un artista ispirato e legato a doppio filo alla nostra terra. Significa dare spazio ad una persona squisita, garbata e molto lontano (nonostante i riconoscimenti ricevuti fino ad oggi), da atteggiamenti “da divo” che sempre più spesso contaminano il mondo dell’arte.
Esprimo, quindi, a nome mio, e dell’intera amministrazione comunale, un grazie di cuore a Leonardo Cumbo per aver scelto ancora una volta Atri. Lo ringrazio per mostrare ancora la propria Arte ai nostri concittadini e per non aver mai tagliato quel filo virtuale che lo lega ormai da tempo alla nostra terra e alla nostra gente.


L’assessore alla Cultura
Domenico Felicione

 

Ancora - stampa digitale su alluminio - cm. 60x60

LEONARDO ALLO SPECCHIO

testo di Ugo Assogna


“Oltre l’oltre” è titolo dell’evento che vede il ritorno in Atri con una personale dello scultore Leonardo Cumbo. Non è un traguardo ma giustappunto la tappa di un viaggio di ricerca d’arte. Un percorso intrapreso nei primi anni novanta, quando l’ occhio dell’obbiettivo fotografico, iniziava a farsi largo nella fronte del giovane Leonardo, che tolti i tappi di cera della carriera medica, si era già lasciato catturare dall’alito dell’arte. Circa quattro anni fa conobbi Leonardo Cumbo. Era divenuto già da tempo un ciclope. Aveva il terzo occhio dell’obbiettivo fotografico ben visibile e sempre aperto. All’inizio credevo che rientrasse in un dimensione da turista del mondo. Il voler cogliere della cartoline personali di un viaggio. Ma mi sbagliavo. Il suo iride d’acquamarina era avido dell’intorno più desueto. Poteva essere qualsiasi cosa, una graffio su di un muro, la nocca del tronco di un albero, l’incrostazione formatasi su di una vecchia ringhiera; comunque niente che avesse a che fare con una cartolina da far vedere di ritorno a casa. “ Lavoro da anni ad un progetto” ricordo che disse “ si chiama Cicatrici ed è una ricerca nata in stretta simbiosi con la mia attività scultorea”. Il discorso si interruppe lì, anche perché la nostra attenzione era rivolta al recupero della sua “Filo virtuale”, un pregevole contrappunto in pietra della Maiella stilato da un giovane Cumbo in seno al secondo simposio internazionale di scultura nella città di Atri del 1996, che aveva subito gravi danni a seguito di un atto vandalico e che proprio in questi giorni finalmente tornerà visibile e fruibile dal pubblico. In questi anni di conoscenza divenuta amicizia il discorso di “Cicatrici” ha fatto più volte breccia nei nostri colloqui d’arte. Tuttavia tutto per me restava rinchiuso in una stanza dell’immaginario. Solo a gennaio del corrente anno in vista di questa personale ho per la prima volta visto i volti di “Cicatrici” e conosciuto la loro voce. È stato un attimo e sulla schiena è corso intenso il brivido della vertigine. Ho chiuso gli occhi. Ed ecco la Sicilia. Il sole sui tolemoni che riposano a terra, l’ammaliante aroma delle linee arabe, la geometria astronomica degli svevi, la cromia tattile del fiammingo mutuata da Antonello da Messina, l’arrovellato del barocco del Mezzogiorno. Tutto fluido e nel contempo cristallino, come nella persona stessa di Leonardo. un Manfredi bello e biondo e di gentile aspetto, dal profilo arabo, che conosce e padroneggia l’arte della maieutica socratica e la fonde all’inventiva dell’ornato che conduce alla sorpresa prospettica barocca. Come il Parmigianino, Leonardo Cumbo in “Cicatrici” è alchimista segreto della forma e del colore. Stretto lo sguardo, possiamo vederlo in un angolo del pietroso laboratorio davanti al monitor febbrilmenteintento a sperimentare, in una lingua nuova, quella digitale, koinè del nostro tempo e spazio.
Conoscendo come Efesto il potere legante del fuoco, Cumbo ha gettato in pasto al calderone del proprio io frammenti della realtà colti in una prospettiva visiva e psicologica desueta, giungendo attraverso la manipolazione inconscia ad un bolo che è verità grafica, idea pura. È un vestire per spogliare, un erigere una sontuosa e funzionale architettura per arrivare ad una pietra angolare. Anche in “Cicatrici” similmente a quanto avviene nella produzione scultorea echeggia l’alito di Eraclito di Efeso, l’esplicazione di un equilibrio supremo generato dall’armonia tra opposti, che rimanda ad un oltre, a quel mondo delle idee caro a Platone. Come Pitagora ed il suo omonimo da Vinci, Leonardo Cumbo conosce lo specchio ed il suo potere di porre in uno stato d’oltre, ciò che è già oltre, in un gioco di prospettive figurali e semantiche. Come un adepto della op-art costruisce il suo caleidoscopio, la sua architettura di percezioni di false strade e ce lo pone davanti agli occhi. Così accade che pur essendo il nostro capo chino in linea con l’occhio del microscopio, il nostro sguardo sia già alto verso la volta di un cielo di intrecci moreschi. Cumbo sacerdote del sincronico non è certo un cronista né tanto meno distilla indici accusatori. Le ferite inferte ad un albero dal bisogno che è nell’animale uomo di lasciare segno nell’ambiente che vive marcando il territorio del suo passaggio, unitamente alle croste di ruggine maturate dal ferro esposto all’acqua, sono già cicatrici. Presenze nuove che dal legno e dal ferro si imprimono sulla pelle dell’animo con tutto il potere evocativo di un tatuaggio propiziatorio. Leonardo con la sua arte ci porge la mano e ci offre un andare senza binari, un stato di liberi. Spogli gli occhi da teorie ed ideologie arrugginite torniamo bambini. Se davanti all’abilità di un prestigiatore l’adulto dopo il frangente della sorpresa, si interroga sul segreto, non desidera altro che scoprirne il trucco, il bambino di contro è una finestra spalancata al sogno a cui basta l’incantesimo, il risultato, l’emozione del nuovo. Come disegna bene il titolo di un’opera in bronzo dell’artista siciliano, l’adulto insegna al bambino il volo fisico, ma non può insegnargli di certo il volo interiore, che è vera libertà. Le ali che crescendo tutti noi abbiamo tarpato un po’ di nostra mano.


 

LEONARDO CUMBO
Calanchi - stampa digitale su alluminio - 3 x cm. 120x22
Trittico - stampa digitale su alluminio - 3 x cm. 50x40
 

Paesaggio - stampa digitale su alluminio - cm. 60x80

 

Catasta - stampa digitale su alluminio - cm. 55x80

 

   
Conflitto d’interessi - tecnica mista su tela - cm. 140x140
Cupido - tecnica mista su tela - cm. 140x140