Leonardo Cumbo

cicatrici 11 e12
2011
cm. 55x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

Leonardo Cumbo

cicatrici 10
2011
cm. 60x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

 

Leonardo Cumbo

cicatrici 1
2011
cm. 60x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

 

Leonardo Cumbo

cicatrici 13
2011
cm. 55x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

 

 

Leonardo Cumbo

radici 3
2011
cm. 55x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

 

Leonardo Cumbo

cicatrici 16
2011
cm. 55x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 

 

 

 
   
galleria

.............Leonardo Cumbo - cicatrici 16 red, blu e yellow - 2011 - cm. 55x80 - tiratura 3 esemplari - inchiostri su tela

 

 

 
 

 

 

Leonardo Cumbo

cicatrici 3 e 2
2011
cm. 55x80
tiratura 3 esemplari
inchiostri su tela

 
Cicatrici
Quando Hubert e Jan van Eyck, ai primi del quattrocento, sperimentarono la pittura ad olio e quando questa, sposandosi con i teleri veneziani della fine dello stesso secolo, diede origine alla pittura ad olio su tela, di certo gli artisti rinascimentali pensavano di potere realizzare, con questa tecnica, gli stessi dipinti che gli artisti medioevali avevano realizzato con la tempera su tavola. Non prevedevano che Leonardo da Vinci, sfruttando le peculiarità dell’olio, che conferiscono alle opere realizzate caratteristiche di luminosità, trasparenza, opacità, precisione delle mescolanze, corposità e durata potesse aggiungere un capitolo nuovo alla storia dell’arte con le sue velature.
Se i pittori delle epoche successive si fossero limitati a sostituire la tempera su tavola con l’olio su tela, mantenendo inalterata la loro ricerca artistica, il pensiero visivo avrebbe perso una grandissima occasione per progredire e svilupparsi.
Addirittura Sebastiano del Piombo, pensando di fare cosa gradita al grande amico, data la sua avanzata età, preparò l’intera parete della Cappella Sistina con una tecnica di sua innovazione per consentire a Michelangelo di potere dipingere ad olio il suo Giudizio Universale, piuttosto che con il faticoso e difficoltoso affresco. Ma il Buonarroti sapeva che l’effetto finale non sarebbe stato lo stesso e rifiutò.
Le tecniche nell’arte hanno la stessa importanza dei linguaggi (degli stili o delle maniere, per dirla con termini ormai desueti). Esse contribuiscono al progresso dei linguaggi visivi al pari della ricerca linguistica personale dei vari artisti.
Alcune volte, studiate per altri ambiti della produzione, vengono utilizzate nella ricerca artistica pura e, altre volte, studiate esplicitamente per fini creativi, fuoriescono da tale campo per contribuire allo sviluppo e alla crescita di altri ambiti della produzione umana. Nell’uno o nell’altro caso, ogni tecnica che può essere utilizzata come supporto nell’oggettivazione del pensiero visivo di un artista, contribuisce insieme all’impegno intellettivo e creativo al valore finale dell’opera.
Ma ciascuna tecnica offre determinate possibilità creative che altre tecniche non offrono ed ha i suoi limiti comunicativi, per cui l’artista, non solo deve conoscerle, ma le deve sapere utilizzare in funzione dell’effetto che intende ottenere o del costrutto visivo attraverso il quale vuole comunicare.
Il testo visivo non è come quello verbale. La priorità semantica insita nel testo verbale, pone in secondissimo piano il carattere tipografico con cui è scritto, il colore dell’inchiostro con cui è stampato, la carta su cui è riportato il testo, l’impaginatura del libro, etc. Non che questi aspetti non abbiano importanza, anzi, molte volte definiscono il valore commerciale del supporto, ma i testi pittorici e plastici vivono della materia con cui sono stati realizzati, sono essi stessi essenza della materia.
L’aspetto semantico del testo visivo dipende in buona misura dalla tecnica con cui esso è stato realizzato, in quanto, nella comunicazione visiva, il medium è il messaggio. Il medium come sintesi di forma visiva e tecnica con cui la forma è realizzata.
Davanti alle velature della Vergine delle Rocce di Parigi, come davanti all’oro dell’Annunciazione di Simone Martini degli Uffizi, si ha la sensazione che il messaggio e il medium vibrino all’unisono, che ci sia quell’incastro esemplare che Chastel ha riscontrato nelle collezioni dei musei delle città storiche italiane. L’assoluta coerenza del messaggio, del codice e del canale, misti alla sua caratteristica innovativa, accrescono il valore dell’opera, annullano qualsiasi forma di ridondanza e di rumore e conferiscono all’opera l’attributo di "capolavoro".
Fatte le doverose differenze di tempo, di contributo storico e di finalità delle opere e degli autori citati, una sensazione simile l’ho avuta quando Leonardo Cumbo mi ha mostrato le opere che costituiscono l’operazione visiva che egli stesso ha denominato “Cicatrici”. Finalmente, ho pensato, una operazione che nasce dalla fotografia digitale, viene elaborata in digitale con software digitali e viene stampata con plotter digitale. Troppe volte mi è capitato di assistere alla produzione di alcuni artisti che hanno utilizzato le tecniche digitali per fare le stesse cose che facevano precedentemente con le tecniche tradizionali, pensando di dare una veste innovativa alla loro vecchia produzione.
Cicatrici, invece, si pone in maniera modesta, senza presunzione alcuna, come operazione visiva tutta chiusa in un ambito comunicativo che si avvale dei linguaggi e delle tecniche comunicative visive contemporanee. Essa affonda la sua stessa esistenza nella cultura e sensibilità dell'artista nei confronti dell'ambiente e nelle tracce che l'uomo lascia del suo passaggio sulla natura.
Quelle incisioni sugli alberi di Angelica e Medoro che, nel romanzo di Ariosto, portarono Orlando alla pazzia, non hanno prodotto la stessa reazione in Leonardo, né, tantomeno, lo stesso artista si è avventurato in una polemica ambientalista. Egli, da artista, non ha colto il contenuto delle scritte, il valore semantico verbale affidato alla lacerazione della corteccia, ne ha privilegiato il valore visivo, il loro trasformarsi in graffito, in incisione. Lo scatto fotografico, della testimonianza di una pratica deleteria che si trascina forse dai primordi della civiltà, nel pensiero visivo di Leonardo Cumbo, genera sensazioni, emozioni, effetti visivi peculiari che danno all'artista la possibilità di trasformarlo in modulo, elemento base la cui composizione, attraverso operazioni di rotazione, specchiatura, variazione cromatica, gli permette di ottenere tutta una serie di risultati affascinanti, eccezionali, caleidoscopici. Nella natura semplice o alterata dall'uomo, nella catasta di legna come nei trucioli, nelle foglie come nelle cortecce, l'artista riscopre tessiture, trame e orditi naturali o artificiali, moduli visivi inusuali e inaspettati, con cui gioca cromaticamente provando gli effetti visivi ora con i colori primari, ora con colori pastello, ora con saturazioni e desaturazioni cromatiche variegate. Lo stimolo visivo che si ottiene non raggiunge mai l'astrazione delle macchie di Rorschach, in quanto il modulo primigenio che ha generato l'opera rimane sempre leggibile, come rimane leggibile l'operazione compiuta su di esso. Al pari delle stesse macchie, utilizzate nei test psicologici proiettivi, Cicatrici richiamano nella nostra mente similitudini e corrispondenze, ora di lastre radiografiche, ora di analisi spettrografiche, ora di vetrini al microscopio, ora di mezzi di contrasto ecografico. L'artista non ama nascondere il processo con cui ha ottenuto l'effetto finale, facilmente leggibile agli addetti ai lavori, ama invece suggerire come ottenere detti effetti, quasi didatticamente, presentandoci il suo campionario, per ottenere il quale ha operato con elementi naturali, alla portata di tutti, colti nel nostro quotidiano. Le operazioni di trasformazione bidimensionale, quali la specchiatura, la rotazione, la traslazione o le stesse texturizzazioni non sono nuove nella geometria bidimensionale ne, tantomeno, nella grafica computerizzata. L'artista, pertanto, sa di non potere gridare alla scoperta, alla innovazione, ma sa, anche, che le operazioni compiute sui moduli artificiali, come negli studi cristallografici o, addirittura, al microscopio elettronico, comunicano dati al cervello e stimoli visivi, mantenendo quel distacco dalla realtà colta solo dall'intelletto. Le sue operazioni, invece, lasciano inalterato il calore naturale, il colore e la grana della corteccia, gli anelli del ramo sezionato, l'incurvatura del tronco dell'albero come le sue escrescenze, lo stimolo visivo ora si trasforma in sensazione, ora in emozione, ora in sentimento. Al di là delle esigenze creative, dei principi estetici che sottengono l'operazione, della resa formale e cromatica ottenuta, il plotter painting su tela, come utilizzato da Leonardo Cumbo, artista non nuovo alla ricerca polimaterica integrata e ampliata dalla sua storica ricerca plastica, in questa operazione, ne esce come tecnica di tutto rispetto, da potere accostare alle più blasonate tecniche pittoriche tradizionali, in quanto capace non solo di comunicare dati e stimoli visivi, ma sensazioni ed emozioni.

Diego Gulizia
 
 

CUMBO

 

GRAFICA