LEONARDO CUMBO

Nicolò D’Alessandro (2003)


L’artista siciliano Leonardo Cumbo, di matrice pop, inizialmente lavora la pietra lavica, il travertino. Per alcuni anni, soprattutto, e’ affascinato da immagini ricche di riferimenti arcaici e classici. Usa materiali diversi: il bronzo, la vetroresina, ma finisce per tornare alla pietra arenaria di Sabucina friabile e colorata, usata un tempo, in Sicilia, anche per i templi greci.
Segue un periodo di riflessione e di revisione che, in un’autopresentazione ad una mostra personale di sculture (Metamorfosi,’94), lo portera’ a dire: “Gli oggetti “molli” e “organici” (mela, dentifricio, bruchi) incarnano dei momenti di trasformazione, invece, gli oggetti “duri” incarnano il concetto di “costanza nel tempo” (spazzolino, vite, cornice). A questa dichiarazione affida la scelta ideologica del suo operare successivo. Assegna cioe’ alla trasposizione degli oggetti il passaggio da uno spazio empirico ad uno spazio virtuale dell’immaginario.
In particolare nella fontana “Pescatore di seppie” del ‘97 (bronzo e acqua) precisa e racconta “la mano” quale elemento costante che rimanda gioiosamente al senso dell’ homo faber. Il Gioco e’ condotto attraverso l’ironia e il paradosso.
La costante delle opere di Cumbo e’ l’ironia: “Questa - commenta l’artista - consente di sdrammatizzare napoletanamente le situazioni sgradevoli e le brutture della vita, al punto da indurre lo spettatore-fruitore a riderci sopra”.
Cultore del frammento l’opera si da come rebus, come enigma. Affida tutto all’intuizione di un tracciato sul filo della memoria e ogni scultura e’ la trama transitoria di un sogno. Produce immagini dinamiche, attinte direttamente dalla realta’ quotidiana ma sostenute da forti componenti paradossali d’eredita’ parasurrealista e da suggestioni neo-dadaiste, risolte in modo figurativo, con forti accenti d’ambiguità controllata e di enfatica esibizione.
La sfrontatezza della cultura contemporanea, tra intimità e il delirio di onnipotenza, consente all’arte lo “spostamento di senso” da una realta’ visibile ad un’altra totalmente inventata per paradossi.
Permette di organizzare strane presenze nel nostro immaginario quotidiano fatto da immagini ripetute e virtualita’ in una sorta di teatralita’ dell’esistente. La volonta’ di allestimento scenico, in Cumbo, e’ prodotto dal processo dialettico e metaforico del “suo” gioco. La perizia tecnica e la rapidità di esecuzione gli sono di grande aiuto per esprimere le esigenze narrative ed affabulatorie, per comporre rapidamente dislocazioni e dimensioni ideali, a sorpresa, nello spazio...