LEONARDO CUMBO

Anna Maria Esposito (da Flash Art n°196 del 1996)

 

Caratteristica di Leonardo Cumbo e’ il suo giocare con gli oggetti interscambiando indifferentemente idee e realta’. Le sculture che espone sono ognuna un enunciato ed insieme una denuncia dell’inganno che esercita su di noi una visione degli stessi oggetti e dei luoghi comuni così come ci viene proposta gia’ confezionata dalla societa’ e dai mass-media.
Seguire la successione delle sale equivale ad ascoltare il discorso dello scultore sul valore degli oggetti-feticcio e su come ci lasciamo da essi volentieri ingannare: il Digestopillolo e’ incredibilmente ironico incastro tra soggetto e oggetto. L’uomo brutale forse cresciuto o infilatosi ciecamente dentro un flacone di enormi compresse luminescenti e che si dispera orribilmente, strappandosi i capelli ed emettendo incredibili suoni gutturali e vocalizi di delirio e’ una delizia dell’orrido, mentre le Vie d’uscita sono segnate da minacciose ossa sbiancate , unica via di fuga dall’enorme televisore- ragno,al centro della trappola mortale, che indaga su di noi, ci tritura, ci mastica mentre borbottiamo parole sconnesse (frammenti di frasi pubblicitarie, prediche sacerdotali, discorsi di famosi uomini politici) ripulendoci (ne avremo di che essere grati) da ogni individualismo. “Fantasmati”, resi cioe’ come spiriti, la via di uscita e’ ora aperta e mortale. Questa e’ la tematica anche dello Schiacciapensieri, orribile schiaccianoci gigantesco che spreme via le idee da un molle cervello umano.
Le sovrastrutture linguistiche ed ideologiche si rivelano improvvisamente per cio’ che sono: pura apparenza, puro gioco di parole. Una risata e’ sufficiente a disintegrarle.