LEONARDO CUMBO

Simonetta Serangeli (1996)


Prive di una cronologia, non databili, quindi anacronistiche le “messe in scena” di Leonardo Cumbo. Le sue installazioni sono esibizioni di un pensiero a tuttotondo, senza principio ne fine. Ogni ir-riconoscibile oggetto “trovato” durante il suo lungo “errare” viene svuotato della storia e inserito in un nuovo “habitat” in un non-luogo. Esplora, costruisce e de-costruisce simultaneamente, inventa disarmonie formali, asintonie visive inquietanti, invivibilità surreali. Con tracce di materia cromatico-plastica, arti recisi e legati con corde, filo spinato e catene lucenti, l’artista opera una codificazione linguistica come ritrovata liberta’ espressiva, individuale. Perduta o ritrovata? Sicuramente difesa ad oltranza. Nei suoi interventi non mancano simboli avvolti da un certo strisciante misticismo, citazioni superstiziose, oggetti misteriosi. Cumbo insegue nelle sue rappresentazioni visive il sovvertimento della rappresentazione razionale, non come fine ultimo, piuttosto come mezzo scelto a difesa della propria creativita’.